11.4.11

Referendum a rischio. Attacchinare, volantinare, informare. E poi tornare al certificato elettorale.

Su fb, tra la gente di sinistra, gira un messaggio allarmato: pochissimi sanno dei referendum di giugno, meno del 30%, il quorum è molto a rischio.
E’ senz'altro giusto lanciare l’allarme e tentare una reazione, cercando di obbligare i mezzi di informazione, prima fra tutti la Rai, a fare il proprio dovere verso i cittadini elettori, fin da adesso e non soltanto negli ultimissimi giorni. Ed è utile poi usare, come comitati, gruppi, partiti, individui, tutti i mezzi disponibili per diffondere consapevolezza. Per esempio rispolvererei il porta a porta, il volantinaggio nei grandi centri commerciali e nei mercati e l’antica "macchina pubblicitaria". L’altoparlante montato sull’automobile può lanciare un grido capace di spezzare l’assordante silenzio che circonda l’iniziativa referendaria non solo da parte dei nemici, ma anche da parte degli amici tiepidi (leggi Pd). Un amico di fb ha coniato uno slogan: "Attacchinare, volantinare, informare". Non so suggerire di meglio.
Ma una considerazione retrospettiva la voglio fare. E voglio prendermi la libertà di dire imbecille all'imbecille, farabutto al farabutto. La sistematica difficoltà di fare arrivare agli elettori la notizia che c'è un referendum è, infatti, frutto della superficialità e/o della carognaggine di chi ha pensato che non era più necessario avvisarli uno per uno, ma bastava la tv. E questa idea geniale ha una data, 1999, e dei responsabili.
Quando un governo di centrosinistra nel 1999 sostituì il certificato (che veniva recapitato a casa ad ogni elettore per ogni tipo di voto) con la cosiddetta tessera elettorale, le motivazioni ufficiali furono tutte di apparente buon senso: si risparmia carta e non si impegnano i Comuni in un lavoro extra. All’obiezione che sarebbe comunque diminuito il numero degli informati e degli elettori, i soloni rispondevano che nelle “democrazie mature” il calo è fisiologico. Qualcuno ipotizzava (e sottovoce lo diceva) che il restringersi della platea elettorale favoriva il centro-sinistra, più forte tra le persone colte e informate, e danneggiava Berlusconi e la Lega, che ottenevano consensi tra il popolino ignorante.
Il risultato è stato qualche risparmio di bilancio, ma soprattutto un contrarsi della democrazia. I grandi e furbissimi pensatori del centrosinistra forse non hanno pensato che, nel caso delle consultazioni referendarie, questa scelta significava attribuire un grandissimo potere al signore delle televisioni. E non hanno pensato che, se “colui” fosse tornato al governo, anche la tv di stato avrebbe silenziato tutti i referendum scomodi. Il furbissimo D'Alema, del resto, andava ripetendo che "finchè l'avversario è lui vinceremo sempre", mentre quasi tutti i centrosinistri di governo diffidavano dei referendum.
Il risultato di queste grandi pensate è sotto gli occhi di tutti: senza certificati elettorali e senza televisione (l’unico mezzo che entra nelle case) che informa, senza partiti di massa eccetera eccetera, fare il "quorum" è un miracolo quasi impossibile.
Amici e compagni mi dicono che questa volta è diverso: il nucleare crea allarme e l'acqua privatizzata incide sui bilanci familiari. Sono d'accordo: il quorum stavolta, se la notizia arriva, lo si fa. Abbiamo come alleati la paura e la ragione. E su certi argomenti non possono molto imbrogliare le carte. No al nucleare e sì all'acqua pubblica sono concetti che tirano. Ma, un tempo, quando arrivava in casa il certificato elettorale, c'era la spinta ad informarsi, a capire, a decidere con consapevolezza. Oggi, con la congiura del silenzio, c'è il rischio che tanti ignorino del tutto la scadenza referendaria. Può succedere che il popolo neppure lo sa che si vota e quando si vota. La democrazia sarebbe finalmente più che matura, fradicia. 

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