3.4.11

Monelli (di Mariuccia Ciotta)

Quella che segue è la recensione di un libro che non ho ancora visto, che immagino bello e che forse non comprerò. Ma la pagina di Mariuccia Ciotta che lo recensisce (Alias n.12 – 26 marzo 2011) con il felice confronto Charlot-Topolino, con la rievocazione ingenua e appassionata dell’infanzia di un genio, è bella di per sé. Da conservare a prescindere, tenere in vista, far conoscere. (S.L.L.)
«Io e Charlot»
una vita dalla parte dei bambini
L’irresistibile racconto di come il piccolo Charles Spencer Chaplin, monello londinese, si trasformò in Charlot, dall’orfanotrofio ai fasti del cinema muto hollywoodiano. Un libro di Arianna Di Genova
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«Sono nato il 16 aprile 1889, alle otto di sera in East Lane, Walworth... Stando a mia madre, il mio fu un mondo felice». Così comincia l'avventura di un «monello» londinese tra soffitte umide e casette accoglienti in un andirivieni di povertà e piccole agiatezze, sempre con gli occhi fissi su una mamma speciale, Hannah Harriette Hill, soubrette nel teatro di varietà «di carnagione chiara, con occhi tra il viola e l'azzurro».
La voce «fuori campo» di Charlie Chaplin scivola via dalle pagine dell'autobiografia (Charles Chaplin – Mondadori, 1964) e approda in quelle color crema di Io e Charlot (di Arianna di Genova, illustrazioni di Alessandro Sanna - Biancoenero, euro 9,50) con parole e movimenti danzanti per raccontare ai bambini di ogni età la genesi di un principe con gli abiti stracciati. Un vagabondo ingegnoso e combattente che rappresenterà, secondo Ejzenstejn, il «paradiso perduto» della Depressione americana, sempre pronto a fondersi con il corpo snodabile di un altro paladino del New Deal, Mickey Mouse. A Charlot infatti si ispirò il Topo di Walt Disney che ne estrasse la dinamica disumana, l'ipercinetica delle membra disarticolate, la furia e l'esultanza per disegnare il suo «paradiso ritrovato». Davide contro Golia.
Ma Charles Spencer Chaplin come si trasformò in quell'icona riconoscibile dalla Luna - andatura oscillante, oltraggiosa poetica - che segnerà la storia del cinema? 
Il volumetto segue le traiettorie ellittiche di Charlot, riprende le sue performance musicali con un testo ad «alta leggibilità», ovvero «capitoli brevi e paragrafi spaziati», righe irregolari, astuzie sintattiche e lessicali. Insomma, una passeggiata a fianco del famoso ometto, che ogni bambino cercherà di imitare, e non solo nella maschera buffa ma anche nella fantasia. 
«Poco più in là, oltre il ponte, il cielo si riempiva dei fumi delle fabbriche e l'aria era cattiva da respirare... A Londra vivevo avventure meravigliose, perché era facile perdersi nelle sue strade»... Le strade ancora fangose di Oliver Twist dove il futuro divo di Hollywood si aggira in cerca di emozioni, affascinato dalla madre attrice e cantante e dai suoi cassetti pieni di abiti e cianfrusaglie. 
«Il teatro, per me e mio fratello, era una stanza enorme abitata da tante persone bizzarre... Mentre mamma si esibiva sul palcoscenico, io e Sidney passavamo lunghe serate dietro le quinte». Charles si educa al vaudeville, guarda le ballerine con gli «abiti strani», segue il ritmo vocale di Hannah che un giorno perderà la voce e sprofonderà nell'assenza. Si è divisa dal marito, cantante rovinato dall'alcool, e finirà in un istituto per malattie mentali. Ma tornerà dai figli per regalare a Charlie quell'infinita infanzia dove «ho avuto fame e freddo ma sono stato felice.. pure se avevo i calzini bucati e il cappotto cucito e ricucito con pezzi di stoffe recuperate da vecchi bauli teatrali». 
Capitolo dopo capitolo, prende forma quel diavoletto che darà filo da torcere alle major, fondatore insieme a Mary Pickford, Douglas Fairbanks e David Wark Griffith della United Artist. 
Un doppio binario scorre nel libretto, una banda animata con la china, i bellissimi graffiti di Alessandro Sanna che delineano i contorni di Charlot e della sua vita, quasi una Chaplineide saltellante tra le righe, comica irresistibile a seguire i ricordi «tradotti» dall'autrice, memorie in versi, incalzante poemetto morale, attraversato da un filo rosso di suspense. 
Quando il bambino nella soffitta diventerà autore e interprete di Tempi moderni? L'operaio alla catena di montaggio, simbolo della sfida tra uomo e macchina, tra spirito di rivolta e sfruttamento.... Charlot «attore per caso» nasce nel dramma di uno spettacolo quando «la voce di mamma si spezzò e lei dovette uscire di scena fra i fischi». E qualcuno gli gridò «In scena Charlie... Sì, proprio tu». Aveva solo 5 anni. Dall'orfanotrofio di Norwood, dove finisce quando sua madre viene ricoverata, passando per l'esperienza degli Otto monelli del Lancashire, prime prove di umorismo fracassone, fino alla partenza per New York sulla scia del grande successo nei teatri britannici. «Era il 1910. Avevo 21 anni». Poi l'incontro fulminante con Mark Sennett e l'iperbolica comicità dei corti targati Keystone sulle rive della California. Pugile, ubriacone, pattinatore folle, poliziotto...
La narrazione in prima persona avvolge il lettore in una piacevole intimità e lo conduce verso il «grande travestimento», la metamorfosi finale. Da Charlie a Charlot. Calzoni sformati, giacchetta attillata, scarpe giganti, un bastone di bambù e una bombetta...
Dalla parte dei bambini, Il Monello (1921) tornerà ai tempi di Londra, alla miseria e alla felicità di quei giorni, là dove tutto cominciò con l'insegnamento del minuscolo «fuorilegge», aiutante del vetraio Charlot, che per vivere tira sassi alle finestre inseguito dalla polizia. L'inseguimento al grido di «sporco comunista» continuerà nel dopoguerra maccartista con Monsieur Verdoux (1947), che costringerà Chaplin al ritorno in Europa. Mai nessuno però smetterà di correre insieme a lui, inciampando nelle scarpone aperte come i sorrisi che ci regala Io e Charlot.

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