6.4.11

La lotta venezuelana. Parla Geraldina Urbaneja Duran.

Nel supplemento a “il manifesto” dell’ottobre 2010, dal titolo Cotto e mangiato e dedicato alle problematiche dell’alimentazione è inserita anche questa intervista all’ambasciatrice venezuelana alla FAO, raccolta da Geraldina Colotti. E’ ovvio che sia portata a cantare le lodi del suo governo, ma molti dei dati che cita sono controllati da organismi internazionali (S.L.L.)

“Garantire alla nostra popolazione l’accesso a una alimentazione adeguata, sicura e permanente è stata una preoccupazione costante del governo bolivariano”. Gladys Urbaneja Duran, ambasciatrice della Repubblica Bolivariana del Venezuela presso la Fao, spiega a “il manifesto” i passi compiuti dal suo paese nella lotta contro la povertà e la fame. A cinque anni dalla scadenza fissata dalle Nazioni unite, il Venezuela ha infatti già realizzato 6 degli 8 Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo (Osm), proposti in occasione del vertice del 2000.
Nel 1° semestre del 2009, il coefficiente di Gini (indica le disuguaglianze nel reddito e in Italia è in netta Crescita S.L.L.) è sceso allo 0.3928: grazie a una migliore distribuzione della ricchezza e a molti programmi sociali che hanno aumentato il reddito delle famiglie, il governo di Hugo Chavez ha ridotto le disuguaglianze.
“In 11 anni di governo bolivariano – dice l’ambasciatrice -, circa 330 bilioni di dollari sono stati investiti in programmi sociali per fornire ai venezuelani cibo, lavoro, sanità, e istruzione”. E così “se nel 1999 il 70% della popolazione viveva in condizioni di povertà (49% in condizioni di povertà generale e del 21% in condizioni di estrema povertà), in 11 anni questi indici sono notevolmente diminuiti, e nella seconda metà del 2009, la povertà estrema ha raggiunto il 7,2%. Su questo ultimo punto, il Venezuela ha già soddisfatto il primo Obiettivo degli Osm”.
Per quanto riguarda il secondo degli Osm - la lotta contro la fame -, è stato quasi raggiunto, perché: “il tasso di prevalenza della malnutrizione è sceso dall’11% al 6% per il periodo 1990-1992 e il periodo 2005-2007. Tramite Casa (Corporazione per il Rifornimento e i Servizi Agricoli) e la Rete Mercal, il governo garantisce alla popolazione i prodotti di base a prezzi agevolati fino al 50%, e una varietà di carni, verdure e frutta a prezzi inferiori”.
“Questo è possibile - continua l’ambasciatrice – mediante l’integrazione diretta tra produzione e commercio. Non vi sono intermediari; gli agricoltori e le cooperative vendono direttamente i loro prodotti, e senza l’utilizzo di mezzi di comunicazione di massa per incoraggiare il consumo.
Oltre 600.000 persone provenienti dai settori sociali più vulnerabili ricevono, tutti giorni, un’alimentazione gratuita e bilanciata dalle Reti alimentari, come le Case di Alimentazione e le cucine comunitarie. Il Pae (Programma di alimentazione scolare) raggiunge oltre 4 milioni di bambini in età scolare. Come risultato di queste politiche, dal 2003 il numero di calorie disponibili per ogni venezuelano è di 2.700 al giorno, 126%, rispetto ai requisiti minimi stabiliti dalla Fao”.
Per garantire il diritto all’alimentazione e lo sviluppo agricolo sostenibile - previsti negli articoli 305 e 306 della costituzione venezuelana – il governo Chavez ha dichiarato guerra al latifondo adottando uno specifico decreto legge e, nel 2003, facendo tesoro dello sciopero degli imprenditori che aveva bloccato gran parte della distribuzione di beni alimentari, ha intensificato le politiche volte a garantire la sicurezza alimentare dei venezuelani, promulgando una serie di leggi.
“Nel 1998 – spiega l’ambasciatrice -, prima che iniziasse il processo bolivariano, le statistiche mostravano che la produzione agricola, nel decennio degli anni ’90, aveva registrato un netto calo in tutti i settori, a causa delle politiche neoliberiste, imposte dai monopoli e dalle multinazionali, che favorivano un’agricoltura di esportazione. In questi 11 anni, con l’attuazione della Legge sulla Terra e lo Sviluppo Agricolo, i piccoli agricoltori vengono sostenuti e si sono create delle imprese agricole di proprietà sociale. La superficie coltivata è aumentata del 48%, arrivando a 2,4 milioni di ettari, rispetto a 1,6 milioni del 98. Le modifiche più importanti si sono verificate nei comparti strategici, come mais, riso, soia, zucchero e caffè”. Inoltre, “con l’eliminazione della pesca a strascico, l’industria ha recuperato l’ecosistema marino, si è favorita la pesca artigianale, che è aumentata del 14%, si è sviluppata la pesca industriale alternativa, e sono state create imprese socialiste, che integrano la dieta del popolo con tonnellate di frutti di mare”.
Per garantire la sostenibilità dell’ambiente, il settimo degli Osm, il Venezuela, quinto esportatore di petrolio al mondo, ha emanato una serie di leggi e firmato numerosi impegni internazionali per la conservazione delle risorse naturali e degli ecosistemi: perché – afferma l’ambasciatrice - sebbene “la nostra principale attività economica sia quella del petrolio, abbiamo anche uno straordinario
patrimonio naturale, che consiste in acqua, foreste e biodiversità. Una Legge Organica ha favorito i progetti comunitari, e oggi il 90% della popolazione ha accesso ad acqua potabile sicura, che è un bene pubblico”.
Nel paese quinto esportatore di petrolio al mondo pare aver successo anche la promozione della parità tra i sessi: 4 dei 5 poteri pubblici sono guidati da donne, e la loro partecipazione politica è alta in tutti gli organi di governo. “Attraverso il Ministero del Potere Popolare per le Donne e l’Uguaglianza di Genere – dice ancora l’ambasciatrice -in tutti gli stati del Paese, vengono raccolte proposte per realizzare progetti di apprendimento collettivo e di organizzazione della comunità.
La creazione della Banca di Sviluppo della Donna sostiene progetti di piccole dimensioni attraverso il micro-credito. La Costituzione del Venezuela contiene l’articolo 88, che riconosce il lavoro domestico come produttore di plusvalore e lo assicura socialmente”.
Anche il terzo degli Oms – dunque – e cioè garantire una maggiore partecipazione delle donne alle attività economiche e sociali – è stato così raggiunto. Un altro tassello importante verso “una società socialista, produttiva, inclusiva e partecipata”.

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