11.4.11

Il luogo della nascita (da "Il giovane Lenin" di Lev Trotskij)

Simbirsk nel primo Novecento
Trotskji aveva progettato una monumentale biografia di Lenin già alla metà degli anni Venti e aveva cominciato a raccogliere i materiali. Gli impedirono di realizzare il disegno le vicissitudini della vita. Espulso dall’Urss e sottratto agl’impegni cogenti della politica, pensò di farne l’opera della sua vita, ma riuscì a compierne solo la prima parte, sulla giovinezza e la formazione intellettuale del grande rivoluzionario, intitolata Il giovane Lenin.
Questa ne è la pagina d'apertura, dedicata al luogo della nascita, la città di Simbirsk. La si legge, a mio parere, come un brano di alto valore letterario. Non solo per la chiarezza cristallina della costruzione e della descrizione, ma perché i luoghi che Trotskij rappresenta, senza nulla perdere della loro consistenza materiale, riescono impercettibilmente a riempirsi di un valore emblematico, simbolico. Quello spazio ai margini del progresso economico e civile è confine tra continenti, segnato dal corso di un fiume maestoso dalle sponde estremamente dissimili, cui corre in parallelo ma in direzione opposta un affluente imponente. Nell’apparente staticità il paesaggio lascia intravedere nella sua stessa natura tensioni e contraddizioni fortissime e fa presagire tempeste, proponendosi come habitat necessario di una figura eccezionale.
Quello “postato” è, naturalmente, solo un assaggio. L’intero primo capitolo è, nel mio giudizio, un capolavoro di immaginazione e di stile, cui rimando, pur sapendo che in questo tempo di restaurazione e di regressione certi libri sono difficili da rintracciarsi. Sono certo tuttavia che verranno giovani e uomini che torneranno a leggere la storia gloriosa e tragica della rivoluzione e dei suoi artefici e che vi ritroveranno, al di là di tutte le esecrazioni, il seme e il principio di una umanità liberata dallo sfruttamento, di uguali. (S.L.L.)  
Le due sponde del Volga
Liquidate dalla rivoluzione, insieme a tante altre strutture, le antiche divisioni amministrative del paese, oggi sono scomparsi i governatorati istituiti sotto Caterina II, e che da un secolo e mezzo erano così strettamente connessi al regime politico, al costume, alla letteratura da costituire una specie di suddivisione della natura stessa. Ma un tempo il governatorato di Simbirsk, dove trascorsero l’infanzia e la prima giovinezza del futuro Lenin, rappresentava una parte dell’immenso territorio che il Volga, re dei fiumi russi, riunisce sotto il suo scettro e sul quale regna sovrano. Chi è cresciuto sulle sue sponde ne porterà l’immagine tutta la vita. Il fascino particolare di questo fiume consiste nel contrasto delle sue rive: la destra si leva come un’alta barriera montuosa contro l’Asia, mentre la sinistra scorre pianeggiante verso Oriente all’infinito. A centocinquanta metri di altezza, al di sopra del fluido specchio dell’acqua, sorge la collina su cui allora si estendeva di sghimbescio, tra il verde dei suoi giardini, la città di Simbirsk, il più arretrato, il più remoto capoluogo di provincia della regione del Volga, segnando una divisione tra due correnti, tra il Volga e il suo affluente, lo Svjaga. Questi due fiumi, pur scorrendo paralleli per centinaia di verste, si dirigono in senso contrario (tale il capriccio del rilievo del terreno): il Volga verso il sud, lo Svjaga verso il nord; ma nei pressi dell’altura su cui sorge Simbirsk, si accostano tanto l’uno all’altro che la città si leva fra le loro due sponde destre.

Da Il giovane Lenin, Oscar Mondadori 1971, Traduzione di Alberto Pescetto.

Nessun commento:

statistiche