7.4.11

Caso Tedesco. Il Pd in un "cul de sac".

Non so se sia una buona notizia. La Giunta delle immunità del Senato ha bocciato la proposta del relatore, il senatore pidiellino Balboni, di respingere la richiesta di arresto avanzata dalla magistratura nei confronti del senatore piddino Tedesco, nel quadro dell’inchiesta sulla sanità pugliese. Hanno votato a favore i 10 del Pdl, contro i 9 di Pd e Idv, non hanno votato i due della Lega.
La giunta in questione non è organismo politico-legislativo ma giurisdizionale, dovrebbe valutare carte alla mano e caso per caso l’esistenza o meno del cosiddetto fumus persecutionis e respingere la richiesta quando vi sia un sospetto anche vago (un “fumo”, appunto) di malevolenza accusatoria. E’ di conseguenza inevitabile che essa eserciti un controllo sulle motivazioni della richiesta d’arresto, una misura che la magistratura italiana utilizza ampiamente come anticipazione o surrogato di una pena che non riesce ad irrogare per le lungaggini del processo. In verità, per legge, l’arresto cautelare dovrebbe invece essere eccezionale e non legato alla gravità dell’imputazione, ma soltanto al rischio di reiterazione, ai pericoli di fuga o alla possibilità di inquinare le prove.  
In situazioni come questa, quando cioè il ruolo del parlamentare è di giudice, non ci dovrebbe essere disciplina di gruppo. Il relatore ha il compito di studiarsi gli atti, di esporre tutti gli aspetti della questione e di formulare una proposta; i membri della giunta, poi, la voteranno o la respingeranno sulla base del libero convincimento.
Ma ormai da tempo c’è uno stravolgimento: sulla base del pregiudizio che “la magistratura esorbita” (la magistratura, non questo o quel magistrato) e sulla base degli interessi concreti (le richieste d’arresto hanno quasi sempre riguardato esponenti della maggioranza) la maggioranza Pdl-Lega alla Camera come al Senato ha sistematicamente respinto in giunta tutte le richieste d’arresto (il più delle volte riguardanti parlamentari dei suoi gruppi), in genere senza una valutazione specifica. Nel caso Tedesco il relatore e i senatori pidiellini membri della giunta hanno mostrato un comportamento coerente con la prassi sin qui seguita; i leghisti invece hanno rinunciato ad ogni mascheratura garantista, esplicitando il carattere fazioso e partigiano della linea fin qui seguita: “noi dalla galera salviamo i nostri, quelli d’opposizione li salvi l’opposizione”. Io temo che, specularmente, anche nel voto dei membri della Giunta piddini e dipietristi abbia funzionato un pregiudizio politico. L’Idv, infatti, sembra avere in tali frangenti un comportamento uguale e contrario a quello dei berlusconidi sulla base del principio che “la magistratura ha sempre ragione”; nel Pd Bersani ha sottolineato la libertà di coscienza e di volto, ma poi tutti i senatori piddini nella giunta hanno votato no alla relazione, non sapremmo dire se per libero convincimento o per la paura del linciaggio mediatico verso “gli amici del corrotto”.
Ora si andrà, necessariamente al voto d’aula e a sorpresa il Pdl ha annunciato che i suoi senatori, come quelli leghisti, non si presenteranno, lasceranno che sia l’opposizione a cuocere nel suo brodo e a determinare l’eventuale incarcerazione del Tedesco. Un bell’inghippo da cui difficilmente il Pd uscirà bene. Peggio per loro – si dirà – non gliel’aveva ordinato nessuno ai suoi capi di fare eleggere l’ex assessore pugliese e un po’ di prudenza l’avrebbe sconsigliato. Condivido, ma resto preoccupato: questa vicenda non è isolata, è una delle tante in cui di fatto non funziona alcuna norma, alcuna legge, alcun principio giuridico. Quando, prima o poi, questo regime e quest’andazzo cesseranno, ricostruire sarà molto difficile.

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