12.2.11

Salmo. Una poesia di Paul Celan (1920 - 1970)

La tomba de Paul Celan nel cimitero parigino di Thiais
Nessuno ci impasta più di terra e argilla,
nessuno alita sulla nostra polvere.
Nessuno.
Lodato sii tu, Nessuno.

Per amor tuo vogliamo
fiorire.
Incontro
a te.

Un nulla eravamo, siamo, rimarremo, fiorendo:
la rosa di
Nulla, di Nessuno.

Con il pistillo animachiara,
lo stame cielodeserto,
la corona rossa
della parola purpurea che cantammo
su, oh sulla spina.

Zona di neve, inalberata, fino all'ultimo,
nel vento ascendente, dinanzi
alle baite defenestrate
per sempre:
sogni radenti spazzano
sullo striato ghiaccio;
sbozzare
le ombre di parole, accatastarle
attorno all'arpione
nel punto dove l’acqua è più profonda.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Nessuno.
Nessuno si è salvato dalla morte.
Nessuno si salva dal tornare ad essere impastato
Nella polvere dove nessuno tornerà a posare il fiato
Nessuno tornerà ad alitare sui resti inutili.
Le parole rimarranno, restano impigliate
Si vedono nelle ombre stagliate di un
arpione che a fondo dell’acqua profonda che
tutto cela, tutto cancella porta via o decanta.
L’arpione tirato, in cima le conterrà tutte.
Nessuno resta come tale in corpo. Invece.
Le parole restano decantate sul fondo.
Le parole.
Rovena Bocci.

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