27.2.11

Il brindisi. Un corsivo di Fortebraccio del 1973 con una mia riflessione sulla Dc.


Ho appena “postato” una stupenda pagina in cui Walter Binni ricorda Ferruccio Parri (http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2011/02/un-volto-nobile-fra-tanti-ceffi.html). Vi si leggono parole terribili sui governanti democristiani degli anni Settanta, partendo da Giovanni Leone, che era stato addirittura presidente della repubblica, proseguendo con Fanfani, con Andreotti e compagnia bella: “un capo dello Stato che ballava la tarantella, che faceva le corna agli studenti che giustamente lo fischiavano, che coltivava l’amicizia dei Lefèvre (spregiudicati affaristi napoletani del tempo, n.d.r.), che parlava come un paglietta di infimo ordine”… “i visi dei sacrestani furbastri pseudo-scrittori di melensi libri di papi e di altre simili amenità, di mediocri corporativisti aspiranti pittori (cui non mancano gli elogi di intellettuali artisti dell’opposizione), di ministri che scrivono poesie o che si esibiscono in suonate al pianoforte (la cultura e l’arte sono finalmente al potere!), di politici che frequentano l’eletta compagnia dei Caltagirone, dei Sindona, dei nemici piú neri della democrazia, e che sono dentro fino al collo in tutti gli scandali e in tutte le trame reazionarie”.
Qui pubblico un celebre corsivo di Fortebraccio in cui alla “leggerezza” democristiana contrappone quella che un imbecille assai pettegolo chiamò “l’insopportabile pesantezza dei comunisti”. Il Pci aveva tanti e gravi difetti (tra cui quello di crescere giovani quadri come Borghini, Adornato, Veltroni e molti altri), ma della sua serietà e severità, incarnata dal volto di Berlinguer, ci accade di avere nostalgia. Niente di strano.

Sui fasti dei democristiani, sulle loro abitudini, sulle loro facce c’è un film che mi permetto di consigliare, un film di montaggio che ne ripercorre nel 1977 (nel pieno della cosiddetta “solidarietà nazionale”) i primi trent’anni di governo: è opera di Roberto Faenza ed ha un titolo profetico, Forza Italia! Ma né Faenza né Binni e neppure Melloni-Fortebraccio, nel loro lucido pessimismo sull’Italia e sulla sua classe politica di governo, potevano immaginare la volgarità, l’impudenza, l’incanaglimento, il disprezzo per il lavoro e la sofferenza della povera gente che mostrano oggi l’uomo del “bunga bunga” e la sua compagnia di ceffi e di gaglioffi. A volte ci accade di rimpiangere i democristiani. Al peggio non c’è termine. (S.L.L.)
Un disegno di Gino Galli (Gal) dopo la sconfitta
della Dc di Fanfani nel referendum sul divorzio
Il brindisi
Personalmente, il “nostro” cronista politico è Luca Giurato della Stampa, nelle cui note troviamo il più delle volte particolari, anche minori, che ci offrono il destro di considerazioni secondo noi non irrilevanti. Ieri, per esempio, nel servizio del “nostro” cronista abbiamo potuto leggere tra l'altro: “Moro finalmente accettava, precisando che avrebbe tentato un governo soltanto nell'ambito del centro-sinistra. ‘Ma è quello che vogliamo’, ha detto Fanfani che poco dopo, durante un breve spuntino, ha invitato gli amici del direttivo a ‘innaffiare’ i panini con il vino della sua Camaldoli. Quando si è sciolto anche il dilemma della ‘rosa’ (Moro per primo e poi gli altri nomi ‘per cortesia’) c'è stato un brindisi col vino di Fanfani”.
Questi sono i democristiani. Allegri, spensierati e felici, con Fanfani che tiene in ufficio “il vino della sua Camaldoli”, dopo avere sfiorato il più basso livello culturale della loro carriera con la scelta di un Piccoli, “libano nei lieti calici” si direbbe ignari della situazione in cui versiamo e passano ai rinfreschi. Iddio deve essere veramente misericordioso, se all'ultimo momento gli ha tenuta la mano sulla testa e gli ha fatto proporre Moro. Era tempo. Ma questi “spuntini” e questi brindisi vi danno un'idea della loro leggerezza. Governano da trent'anni un paese, non dovevano governare neppure un pollaio. Con gli operai che hanno già perduto il lavoro, con quelli che lo perderanno, con tante famiglie che sono o saranno presto alla fame, questi dirigenti democristiani fanno cin cin con i bicchieri. Dovrebbero farlo dando le teste nei muri, stravolti da angosciosi pentimenti.
E questi, invece, sono i comunisti. Notava ieri “il Resto del Carlino” che l'on. Berlinguer, dopo essere stato da Leone, ha reso la sua dichiarazione, che i nostri lettori già conoscono, esprimendosi “con fastidio”, quando ha deplorato le lunghe, inutili trattative con i partiti che già avevano progettato lo scioglimento delle Camere, e, “con tono ancora più stizzito ha condannato la DC che ha già fatto perdere troppo tempo al paese”. Berlinguer non ha “il vino della sua Sardegna” con cui alzare il bicchiere. E' un comunista, non ha voglia di divertimenti e di festicciole. Sta con i lavoratori e con le loro donne, incalzati dalla disoccupazione e dalla miseria. L'Italia, del resto, è già divisa così: tra coloro che osano fare ancora brindisi e coloro che non sanno più essere felici finché c'è in giro tanta disperazione.
fortebraccio

Da “l’Unità”, 14 marzo 1973
Su Fortebraccio,alias Mario Melloni,  in questo stesso blog vedi il profilo tracciato da Eros Barone (http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2011/02/ricordando-il-compagno-fortebraccio-di.html)

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