2.12.10

Dalle "Lettere dal carcere" di Antonio Gramsci

Il cielo delle stagioni, legato ai solstizi e agli equinozi, lo sento come carne della mia carne; la rosa è viva e fiorirà certamente, perché il caldo prepara il gelo e sotto la neve palpitano già le prime violette, insomma il tempo mi appare come una cosa corpulenta, da quando lo spazio non esiste più per me.

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