22.10.10

L'originale e la copia ("micropolis" - marzo 2008)

Non ne va bene una a Veltroni.
Aveva appena tirato fuori la teoria dell’operaio e del suo padrone tutti e due lavoratori, che è ntervenuta la tragica catena degli omicidi bianchi a ricordargli “la differenza di lavorar e di comandar”.
S’era messo ad imitare Sarkozy: ne aveva ripreso il concetto di “rottura”, lo slogan di “voltar pagina”, le rampogne al Sessantotto come produttore di scansafatiche; era arrivato a definirsi “né di destra né di sinistra, ma riformista”. Poi per Sarkò è arrivata la punizione elettorale, insieme al successo spagnolo di Zapatero.
Come una “folle banderuola” ha provato a lasciarsi trasportare dal “vento nuovo”, che ora in Europa sembra spingere a sinistra. Ma è operazione assai difficile, come ha saggiamente spiegato su “La stampa” il “socialdemocratico” Emanuele Macaluso. Nel suo partito non è presente soltanto una componente “democristiana”, ma persino un gruppo di cattolici integralisti che di continuo parlano di una “deriva zapaterista” da cui occorrerebbe vaccinare il Partito Democratico. Walter stesso del resto, quando il cardinale Bagnasco per conto della Cei ha rivolto una serie di pressanti richieste alla politica italiana, ha dichiarato il suo accordo su quasi tutto e l’intenzione di trasformare subito l’accordo in disegni di legge.
Veltroni ha raccontato una volta di aver tenuto a lungo in bella evidenza una foto di John Fitzgerald Kennedy e lo ha sempre considerato un modello della “buona politica”. Ma quel Kennedy, cattolico, nel settembre del 1960, in un celebre discorso elettorale tenuto ad Houston ad una assemblea di ministri di culto cattolici e protestanti, così dichiarava: “Io credo in un’America in cui la separazione di Chiesa e Stato sia assoluta e in cui nessun prelato cattolico possa insegnare al Presidente (qualora questi sia cattolico) quel che deve fare, e in cui nessun pastore protestante possa imporre ai suoi parrocchiani per chi votare; un’America in cui a nessuna Chiesa o scuola di carattere confessionale siano concesse sovvenzioni tratte dal pubblico denaro oppure preferenze politiche”. E aggiungeva:“Credo in un’America in cui nessun pubblico ufficiale richieda o accetti istruzioni sulla politica da seguire vuoi dal Papa, vuoi dal Concilio nazionale delle Chiese, vuoi da altre fonti ecclesiastiche; un’America in cui nessun organismo confessionale cerchi di imporre, direttamente o indirettamente, la propria volontà alle iniziative dei pubblici funzionari…”.
Questo giornale è stato talora accusato di antiamericanismo.
A torto crediamo. Ma sicuramente non amiamo il sistema politico degli Usa né ci hanno mai incantati il mito di Kennedy e la mitologia kennediana. Ciò nonostante tra il modello e la copia preferiamo il modello. E, se dobbiamo proprio essere sinceri, la copia ci pare davvero brutta. Una patacca.

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