12.10.10

La vera storia di Marinella.

All'inizio di gennaio 2007 uno psicologo astigiano comunicò al mondo di aver risolto, con qualche fatica, un piccolo mistero: era in grado di rivelare il nome della povera donna alla cui vicenda Fabrizio De André si era ispirato per comporre La canzone di Marinella una delle sue più note, anche per la bella interpretazione che ne diede Mina Mazzini.
Io non so se davvero sia quella indicata dal dottor Argenta la risposta giusta alle persone curiose. La ricerca di cui parla mi sembra provare che la storia non si svolse sul Tanaro, come De Andrè in una sua intervista credeva di ricordare: un qualche inganno della memoria deve avergli fatto collocare lì una vicenda accaduta altrove. Accadde sul fiume Olona nel Milanese, come è convinto Argenta, o a Parigi coi muri bigi o a Roma sul Lungotevere? Io credo che la cosa non sia importante. La vera storia di Marinella è quella della canzone, e solo quella. Credo invece abbia qualche attrattiva e perfino un carattere edificante la curiosità di uno psicologo di provincia che s'improvvisa ricercatore per venirne a capo. Ed è per questo che ho piazzato qui l'articolo senza firma dalla cronaca di Asti de "La Stampa" del 13 gennaio 2007. (S.L.L.)
“Quella di Maria Boccuzzi, giovane mondana il cui cadavere è stato visto ieri affiorare dalle acque che la placida corrente del fiume Olona portava alla deriva, con sei ferite d'arma da fuoco al torace e alla schiena, e' la storia di una torbida vita troppo presto conclusasi». Così comincia l'articolo di «nera» del gennaio 1953 in cui si racconta della prostituta che avrebbe ispirato a Fabrizio De Andre' la «Canzone di Marinella». E' la fredda cronaca di un episodio in cui il cantautore genovese colse invece risvolti umani toccanti.
A scoprirlo lo psicologo astigiano Roberto Argenta, 55 anni, in forza al Sert, servizio di assistenza alle tossicodipendenze dell'Asl, dopo mesi di ricerche in biblioteca, impegnando ferie e tempo libero. «Non sono un musicofilo - ammette Argenta - ma un appassionato del Tanaro e delle sue storie». Canoista (è stato anche presidente del Canoa club), sul Tanaro ha vogato parecchio, lo ha risalito fino alle sorgenti. La scintilla che ha fatto partire la ricerca è scoccata durante un incontro con una paziente. Parlando di un sogno della signora, il discorso è caduto sull'immagine di una donna che cade in un fiume. «Come nella canzone di De Andrè», ha annotato lo psicologo. La donna ha così ricordato che la vicenda secondo il cantautore sarebbe avvenuta proprio nell'Astigiano. Fabrizio De Andrè aveva trascorso gli anni della II guerra mondiale da sfollato nella casa dei nonni materni a Revignano. Lì aveva conosciuto la piccola Nina Manfieri, che lo chiamava «Bicio». A lei, che vive ancora nella frazione, il cantautore avrebbe dedicato la canzone «Ho visto Nina volare». Ad Asti De Andrè tornò ancora, soprattutto in estate, durante le vacanze, negli Anni '50. In uno di questi soggiorni il cantautore avrebbe udito o letto la vicenda che ispirò la storia di Marinella. «E' la storia di una ragazza - dichiarò De Andrè in un'intervista - che si è messa a battere lungo le sponde del Tanaro e un giorno ha trovato uno che le ha portato via la borsetta dal braccio e l'ha buttata nel fiume. Non potendo fare niente per restituirle la vita, ho cercato di cambiarle la morte».
Lo scorso agosto Roberto Argenta ha avviato la sua ricerca. Dapprima sui giornali locali. Nulla. Un po' deluso, lo psicologo ha cercato conforto al Centro studi «De Andre'» dell'Universita' di Siena. «Magari si sa già tutto e sto perdendo tempo», ha pensato. Invece no, molti hanno cercato la «storia vera» di Marinella, senza trovarla. La ricerca si è allargata alla cronaca nazionale de «La Stampa», partendo dal 1955, anno indicato vagamente dal cantautore, poi negli anni vicini. Giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, Argenta si consuma gli occhi sullo schermo del lettore di microfilm. Passano le settimane e dopo una ventina di lunghe sedute di consultazione, è tentato di gettare la spugna. Ha trovato cinque o sei casi di prostitute uccise, tutti fuori della provincia di Asti. Nessuna che corrispondesse alle parole di De Andre'. L'ultimo giorno, sfogliando la raccolta del 1953, mentre si sta consolidando la decisione di sospendere le ricerche, il titolo e' saltato fuori. La scoperta «Carica di vistosi gioielli all'appuntamento con la morte» urla il titolo. Poi la descrizione della vicenda. Una prostituta di 33 anni, Maria Boccuzzi, viene trovata morta nell'Olona, alla periferia di Milano. E' crivellata di colpi, è stata rapinata. Forse da un cliente, ipotizza il cronista. Ma si scava nella sua vita: ha tentato la carriera di ballerina con il nome d'arte di Mary Pirimpò, poi si è innamorata di un personaggio equivoco e ha cominciato a prostituirsi. Per un po' fu in una casa chiusa a San Salvario a Torino, poi a Firenze e a Milano. I sospetti caddero anche sul suo amante, un ballerino. Poi si trovarono testimonianze che indussero a pensare a un omicidio premeditato. La donna aveva dei risparmi e pare avesse manifestato l'intenzione di lasciare la «disordinata vita che conduceva». Ci sono tutti gli elementi per una di quelle storie che si raccontano al bar e sono abbastanza pruriginose per diffondersi in fretta. Il giovane De Andrè, all'epoca avrebbe avuto 13 anni, potrebbe averla sentita raccontare da un parente o alla radio, oppure averla letta. La canzone nacque una decina di anni dopo. Argenta ha cercato riscontri su altri quotidiani, andando a Torino per consultare la «Gazzetta del popolo» e a Milano per il «Corriere». La notizia è riportata nello stesso modo. Nel frattempo lo psicologo ha incontrato anche Nina Manfieri, cercando elementi utili per identificare la notizia. «Ciò che mi ha incuriosito - racconta Argenta - è il fatto che De Andrè abbia voluto raccontare la ''storia vera'' di una ragazza usata e gettata via, in un fiume, trasfigurandola nella poesia. Leggendo quei giornali ho notato le differenze del modo di vedere le cose. C'era molto più moralismo, certezze che oggi si sono sgretolate». «Temevo che la storia potesse sfuggirmi - commenta lo psicologo - poteva essere anche solo un trafiletto. Non sapevo che cosa avrei trovato davvero. Invece la vicenda tenne banco, se ne parlò per almeno un anno, le indagini proseguirono. Non so se il colpevole sia mai stato trovato. Occorrerebbero altre ricerche, ma per ora mi sono fermato. Ora la scoperta entrerà nelle biografie di De Andrè. Potrebbe diventare oggetto di un seminario all'Università di Siena, grazie al Centro studi. Argenta intanto e' soddisfatto ma anche un po' deluso. «Sono contento che una vicenda così brutta non abbia toccato Asti - spiega - Però, un po' mi spiace che una storia così interessante non riguardi il nostro Tanaro».   

1 commento:

tulubyev ha detto...

I am interesting in creation of Fabrizio De Andre. His music and songs so important in this time, because his melody and text you can understand without Knowlege Italian language. It's seem to me.
I have a plan to make a move with songs of De Andre on the background of poor people live in our country (Russia).
I glad to discuss with you about De Andre. Thanks!
Alexander Tulubyev (skype: tulubyev) mail: alt@baikal.name

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