20.9.10

Pisarei, minchiareddi, cazzilli e minne di vergini.

La convivialità della tavola si presta sovente a battute salaci e ironie a sfondo sessuale. Così non mancano, in tutta la penisola, specialità nel cui nome (o nella cui forma) le allusioni sono lampanti. Si tratta in genere di paste fresche, ma non mancano i dolci.
Ad esempio i pisarei della tradizione piacentina sono gnocchetti che si accompagnano ai fagioli, nel must della cucina locale che è pisarei e fasò. Ed è rimasta celebre la richiesta di una signora della Piacenza bene, che ritenendo volgare il dialetto ordinò a un allibito cameriere un piatto di «cazzettini con i fagioli».
In Veneto e a Venezia, ammiccando all’organo maschile, si mangiano i bigoli in salsa, spaghettoni di pasta fresca, conditi con una salsa di cipolle e acciughe. In Salento si possono gustare i minchiarieddi sia con i legumi sia con ragù di carne: sono un tipo di pasta corta ottenuta dal semplice impasto di acqua e farina.
In Sicilia i cazzilli sono crocchette che si fanno mescolando alle patate bollite aglio e prezzemolo e friggendo l’impasto dopo averlo passato nell’albume dell’uovo e nel pangrattato. Anche il seno femminile è fonte di ispirazione, soprattutto in pasticceria. Così ad esempio in Toscana le Poppe di monaca altro non sono che meringhe, mentre in Sicilia le Minne delle vergini sono cassatelle dalla forma a cupola che a Catania diventano le Minne di sant’Agata e si gustano il 5 febbraio festa della patrona della città.

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da Rocco Moliterni – La Stampa 16 settembre 2010

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