11.9.10

Canto dell'indio cileno.

L'11 settembre del 1973, con il colpo di stato militare guidato da Pinochet e l'eroica resistenza del presidente Salvador Allende, assassinato dagli sgherri dei traditori, si concludeva l'esperienza di governo di "Unidad Popular" che tante speranze aveva suscitato in tutti i poveri e gli oppressi di quella grande nazione e, specialmente, nelle popolazioni indigene, negli indios che giustamente vi intravedevano una speranza di liberazione e di riscatto. Il canto di cui qui pubblico la traduzione nacque nell'immediatezza del colpo di stato e fu tradotto in Italiano da Dario Fo, che lo inserì in un suo impegnatissimo spettacolo di solidarietà che rappresentò negli ultime mesi dell'anno, Guerra di popolo in Cile. (S.L.L.)

Al suono delle catene di rame

è caduto l'albero

sul quale dormiva il pavone.

-

Se la mano libera dell'indio cileno

toccasse l'argilla

cosa ne nascerebbe?

Nascerebbero brocche

perché la gente possa bere,

nascerebbero pentole

perché la gente possa mangiare,

nascerebbero otri per il vino,

nascerebbero muri,

nascerebbero piccole statue di cotto,

così belle da guardare.

-

Se la mano libera dell'indio cileno

toccasse la bestia

cosa ne nascerebbe?

Nascerebbero pelli

per coprirsi nel giorno e nella notte,

e grandi tappeti morbidi

per sdraiarci

con la nostra donna,

e tamburi sui quali

battere per ballare.

-

Se la mano ammanettata

dell'indio cileno

toccasse il fucile

cosa ne nascerebbe?

Nascerebbe la speranza

per tutta la povera gente

nascerebbe lo spavento

per chi ci tiene sotto,

nascerebbe fuoco e ghiaccio

per chi ci leva il sangue.

-

Se la mano ammanettata

dell'indio cileno

toccasse il fucile

solo allora nascerebbe

la sua libertà,

al suono delle fucilate

comincerebbe a ricrescere

l'albero sul quale

va a dormire il pavone.

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