26.8.10

Una professione di fede rivoluzionaria (di Gustave Courbet)

Gustave Courbet, L'origine dell'uomo
Il pittore Gustave Courbet (1819 - 1877) volle esprimere nella pittura i propri ideali socialisti e umanitari, dando inizio al "realismo". Suscitò scandalo la presenza dei suoi quadri all'Esposizione universale di Parigi nel 1859, in evidente polemica con l'ufficiale e pomposo neoclassicismo del II Impero di Napoleone III. In politica era vicino a Proudhon e agli anarchici per la centralità assegnata al principio della libera associazione. In questa pagina, scritta al tempo della Comune di Parigi, quando ebbe incarichi politici di una qualche importanza (presidente della federazione degli artisti e delegato per la pubblica istruzione), egli rivendica l'antica militanza rivoluzionaria ed espone i fondamenti del suo pensiero. Dopo la Comune fu arrestato e processato e dovette rifugiarsi in Svizzera.
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Nadar, Foto di Gustave Courbet

Mi si domanda una professione di fede. Dopo trent’anni di vita pubblica rivoluzionaria socialista, non ho saputo far comprendere le mie idee? Comunque mi sottometto a questa esigenza dato che il linguaggio della pittura non è familiare a tutti.

Mi sono costantemente occupato della questione sociale e delle filosofie che vi si riferiscono, seguendo nel mio campo una strada parallela a quella del mio compagno Proudhon. Rinnegando l’ideale falso e convenzionale, nel 1848 innalzai la bandiera del realismo, la sola a mettere l’arte al servizio dell’uomo. E’ per questo che ho lottato energicamente contro ogni forma di governo autoritario e di diritto divino, volendo che l’uomo governi se stesso secondo i suoi bisogni, a suo diretto profitto e seguendo una sua propria concezione.

Nel 1848 io fondai un club socialista in opposizione ai club giacobini, montagnardi o altri che ho qualificato come “repubblicani senza natura propria, repubblicani storici”. La repubblica, una, indivisibile, autoritaria, fece paura; non essendo il socialismo abbastanza maturo, fu respinto e la reazione del 1849 ebbe la meglio poi a vantaggio di un regime mostruoso. Trincerato nel mio individualismo, lottai senza posa contro ilo governo di allora, non soltanto senza temerlo, ma anzi provocandolo. Mi riassumo in due parole: pur tenendo conto delle repubbliche americane e della repubblica elvetica, e della loro organizzazione noi consideriamo la nostra come nata ieri. Oggi noi abbiamo il campo libero. Per conseguenza, abbandonando le vendette, le rappresaglie, le violenze, instauriamo da principio un ordine che ci appartenga e che sia soltanto nostro.

Sono felice di dirvi che i pittori, seguendo il mio consiglio, prendono iniziative in questo ordine di idee. Che tutte le categorie della società seguano il loro esempio e in avvenire nessuna altra specie di governo potrà prevalere sul nostro. Essendo autonome le associazioni e costituite secondo i loro propri interessi, saranno esse i nostri “cantoni”, e quanto più si governeranno da sé, tanto più faciliteranno il compito della Comune! La Comune non avrà che da occuparsi degli interessi generali e delle relazioni con il resto della Francia. Di fatto la Comune attuale diventa il Consiglio Federale di questa Associazione.

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