7.8.10

I civilizzatori (Un intervento e due articoli di Ho Chi Minh, 1920 - 1922)

Nguyen Sing Cung, il futuro Ho Chi Minh, poi ribattezzato dal padre Nguyen Tah That, era nato nel 1890. Dopo un’esperienza pluriennale come sguattero in cucina su diverse navi che percorrevano le rotte coloniali francesi e inglesi, approda a Parigi nel 1917 e assume il nuovo nome di Nguyen Ai Quoc (= Nguyen il patriota). Lì aderisce prima alla Gioventù socialista, poi al Partito socialista francese ed inizia subito la collaborazione a giornali come “L’Humanité” e “La vie ouvrière”. Nel partito socialista esprime la tendenza di sinistra, che al termine del congresso di Tours, del dicembre 1920, fonderà il Partito comunista francese. Non è il caso di ripercorrere qui la sua lunga storia che si identifica con la conquista dell’unità e dell’indipendenza nazionale da parte del Vietnam, che egli guiderà dal 1946 con il nome di battaglia di Ho Chi Minh. “Bac Ho” (lo zio Ho) – così lo chiamavano affettuosamente i compatrioti – morrà nel settembre del 1969, prima della completa liberazione del suo paese, che si concluderà nell’aprile del 1975. Riporto qui un brano dall’intervento al Congresso socialista di Tours, ove Ho era delegato e due articoli dei primi anni Venti, di denuncia del colonialismo. Non è inutile fare notare che i partiti socialisti e comunisti di allora erano partiti classisti e non meramente elettorali e perciò davano ampio spazio ai lavoratori immigrati, benché privi di diritti di cittadinanza. (S.L.L.)


Discorso al Congresso di Tours (Estratti da appunti stenografici, Dicembre 1922)

Presidente: Compagno delegato indocinese, è ora il suo turno.

Delegato indocinese: Oggi, invece di contribuire insieme a voi alla rivoluzione mondiale, vengo qui, profondamente addolorato, per parlare, come membro del Partito Socialista, contro gli imperialisti che hanno commesso orribili crimini nel mio paese natale. (Molto bene!) Sapete tutti che l’imperialismo francese entrò in Indocina mezzo secolo fa. Per i suoi interessi egoistici conquistò il nostro paese con le baionette. Da allora non solo siamo oppressi e sfruttati vergognosamente, ma anche torturati e avvelenati senza pietà. Per parlare chiaro, siamo stati avvelenati con l’oppio, l’alcool ecc. Non mi è possibile esporre in pochi minuti tutte le atrocità che i capitalisti rapaci hanno inflitto all’Indocina. Le prigioni sono molto più numerose delle scuole e traboccano di detenuti. qualsiasi indigeno che abbia delle idee socialiste viene arrestato e molto spesso assassinato senza essere sottoposto a un processo. Questa sarebbe la cosiddetta giustizia in Indocina.

---

In una grande civiltà (“La vie ouvrière”, 26 maggio 1922)

M. Albert Sarraut (governatore dell’Indocina francese n.d.r.) ha detto al gruppo coloniale della Camera dei Deputati che “è nella sfera delle attività d’oltremare che la Francia, fedele alla splendida missione civilizzatrice con cui ha abbagliato il mondo e la storia, sta proseguendo nella sua opera di progresso e di giustizia, di elevazione delle razze, di grande civilizzazione, opera la cui nobiltà va ogni giorno a rafforzare la sua secolare luminosa tradizione”.

Ora, ecco come quest’opera di progresso, giustizia ecc. viene praticata.. Col pretesto di agire contro la disoccupazione gli indigeni del Madagascar vengono reclutati con la forza. Dietro a un foglio di carta, che poi è la carta d’identità dell’indigeno, vi sono dei quadratini che il datore di lavoro deve riempire. Nel primo sono scritti i particolari essenziali che dovrebbero essere convalidati dalla firma del datore di lavoro stesso:

Assunto da M. ….

Nella località di …

Dal …

Il datore di lavoro: (firma)

Qualsiasi indigeno la cui carta d’identità non sia convenientemente compilata dal datore di lavoro è ritenuto disoccupato e si prende da tre mesi a un anno di prigione. C’è poi il rischio che al suo rilascio il lavoratore si veda vietata la residenza in alcune zone per un periodo da 5 a 10 anni.

Vediamo ora qual è il trattamento dei lavoratori indigeni da parte di questi da datori di lavoro apportatori di civiltà.

Uno di essi, ad un sovrintendente che reclamava il compenso dovuto a uno dei suoi operai, scrisse per tutta risposta: “Dì a quel maiale che vada a mangiar rifiuti, è il solo cibo adatto a lui”.

Un altro, avendo scoperto che dalla sua cassa erano scomparsi 5 mila franchi, torturò i suoi otto dipendenti con la corrente elettrica perché confessassero il reato. Si scoprì poi che l’autore del furto era il figlio stesso del datore di lavoro. Il figlio civilizzatore se la passò bene. Il padre civilizzatore non ebbe noie. I fortunati protetti della Francia sono ancora all’ospedale di Tananarive.

---

I civilizzatori (“Le Paris”, 1 luglio 1922)

Sotto il titolo Banditi coloniali il nostro compagno Victor Meric ci ha narrato della incredibile crudeltà di un amministratore francese nelle colonie, il quale versò gomma liquefatta nella vagina di una sfortunata negra. Dopo di che la costrinse a portare un’enorme pietra infuocata sulla testa, finché morì.

Questo ufficiale sadico continua ora le sue imprese in un altro distretto, ancora con il medesimo grado.

Sfortunatamente simili odiosi fatti non sono rari in quella che la buona stampa chiama “Francia d’oltremare”.

Nel marzo 1922, un ufficiale doganale di Beria (Cocincina), per poco non fece morire una donna annamita, trasportatrice di sale, perché aveva disturbato la sua siesta facendo rumore davanti alla veranda della sua casa.

Ma il più bello è che la donna fu minacciata di licenziamento dallo stabilimento dove lavorava, nel caso che avesse protestato.

Nel mese di aprile, un ufficiale doganale che era subentrato a quello menzionato dimostrò di essere degno del suo predecessore in fatto di brutalità.

Una vecchia annamita, anche lei trasportatrice di sale, stava discutendo con un sovrintendente sulla avvenuta riduzione del suo salario. Sentendo brontolare la sovrintendente, l’ufficiale, senza curarsi d’altro, pensò bene di dare due schiaffoni alla donna. Mentre la poveretta si curvava per raccogliere il cappello, il civilizzatore, non contento degli schiaffi che gli aveva somministrato, le tirò un furioso calcio all’addome, provocandogli istantaneamente un’emorragia.

Quando la sfortunata cadde a terra, invece di soccorrerla il collaboratore di M. Sarraut (governatore dell’Indocina francese n.d.r.) fece chiamare il sindaco del villaggio perché la portasse via. Il degno uomo non ne volle sapere. Allora l’ufficiale chiese che venisse il marito della vittima, il quale era cieco, e gli impose di portarsi via la moglie. La poveretta è ora all’ospedale.

Si dà il caso che, come il loro collega amministratore in Africa, i nostri due ufficiali non abbiano avuto la minima noia. Può perfino darsi che abbiano ricevuto una promozione.

Nessun commento:

statistiche