18.7.10

Lettera ai primari dei manicomi (Antonin Artaud da "la Révolution surréaliste" - N. 3, 15 aprile 1925)


Signori,
la legge e la consuetudine vi concedono il diritto di misurare lo spirito. Questa giurisdizione sovrana, temibile voi la esercitate intenzionalmente. Lasciateci ridere. La credulità dei popoli civili, degli scienziati, dei governanti gratifica la psichiatria di non si sa quali lumi sovrannaturali. La sentenza sulla vostra professione é stata emanata prima del processo. Non intendiamo qui discutere il valore della vostra scienza e se esistano o no le malattie mentali. Ma per cento pretenziose patogenesi in cui si registra la più scatenata confusione tra materia e spirito, per cento classificazioni di cui sono ancora le più vaghe le sole utilizzabili, quanti sono i nobili tentativi per avvicinarsi al mondo cerebrale in cui vivono tanti vostri prigionieri? Per quanti di voi, ad esempio, il sogno del demente precoce, le immagini di cui é preda, sono qualcosa di diverso da un'insalata di parole?
Non ci stupiamo di trovarvi inferiori a un compito per il quale non ci sono che pochi predestinati. Ma noi insorgiamo contro il diritto attribuito a degli uomini, limitati o no, di sanzionare con l'incarcerazione a vita le loro investigazioni nel regno dello spirito.
E qual incarcerazione! Si sa - non si sa abbastanza - che le case di cura, lungi dall'essere delle case, sono carceri spaventose, in cui i detenuti forniscono una manodopera gratuita e comoda, in cui le sevizie sono regola, e voi lo tollerate. Il manicomio, nonostante il pretesto della scienza e della giustizia, é paragonabile alla caserma, alla prigione, al bagno penale.
Non solleveremo qui il problema degli internamenti arbitrari, per evitarvi la fatica di facili smentite. Noi affermiamo che un gran numero dei vostri pensionati, perfettamente pazzi secondo la definizione ufficiale, sono anch'essi arbitrariamente internati. Non ammettiamo che si ostacoli il libero svilupparsi di un delirio che é legittimo, logico quanto qualsiasi altra serie di idee o di atti umani. La repressione delle reazioni antisociali é, per principio, tanto chimerica quanto inaccettabile. I pazzi sono le vittime individuali per eccellenza della dittatura sociale; in nome di tale individualità, che é la caratteristica di ogni uomo, noi reclamiamo che questi forzati della sensibilità vengano liberati, dal momento che non è affatto nel potere delle leggi rinchiudere gli uomini che pensano e agiscono.
Senza insistere troppo sulla natura assolutamente geniale insita nelle manifestazioni di certi pazzi, nella misura in cui siamo adatti ad apprezzarle, affermiamo l'assoluta legittimità della loro concezione della realtà e di tutte le azioni che da essa derivano.
Possiate ricordarvene domani mattina all'ora della visita, quando, privi di lessico adatto, tenterete di conversare con uomini sui quali, dovete ammetterlo, non avete altro vantaggio che non sia quello della forza.
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Nota
Il primo numero de "la Révolution surréaliste" esce alla fine del 1924, in continuità con "Littérature", organo del movimento surrealista, e si presenta come rivista di ricerca poetica, aperta ai vari problemi della condizione umana. Diretta da Naville e Péret, è presentata da un editoriale di Bouffard, Eluard e Vitrac e contiene testi, tra gli altri di De Chirico, Breton, Noll, Aragon. Ma, già nel 1925, una specie di fibrillazione percorre il Bureau di ricerche surrealiste da cui la rivista promana: da una parte c'è il furore incendiario di Antonin Artaud, che proclama l'insurrezione dello spirito contro tutte le istituzioni del nemico, caserme, manicomi, chiese, università, circoli letterari; dall'altra la tendenza (o almeno la tentazione ) in Breton, il vero capo del movimento, di cercare un'alleanza tra la rivoluzione surrealista e quella comunista. Ne deriveranno, a iosa, incomprensioni, scissioni, ma anche testi ed esperimenti di grande spessore. Il numero 3 della rivista dell'aprile 1925, interamente diretto da Artaud, rappresenta la sintesi efficace del suo libertarismo radicale e delle sue simpatie per il pensiero orientale e contiene, tra l'altro, oltre alla lettera che qui ho proposto un appello al Papa e uno parallelo al Dalai Lama e una lettera ai rettori delle università europee, tutti testi alla cui stesura Artaud diede il contributo maggiore. Per notizie più ampie ed approfondimenti rimando a Surrealismo di Lanfranco Binni, in Letteratura francese contemporanea. Le correnti d'avanguardia, Lucarini, 1984.

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