15.7.10

L'esempio di Peppino Impastato vale ancora oggi (di Simone Ciabattoni).

Di rado capita ascoltare o leggere notizie confortanti sulle più giovani generazioni, di cui si denuncia spesso lo scarso impegno culturale e civico, la mancanza di valori solidi, la lontananza dalla politica, intesa come impegno morale e intellettuale nella città e nel vivo dei suoi problemi. In questo modo di raccontare i ragazzi ci sono sicuramente delle generalizzazioni arbitrarie e, impegnato come sono nelle attività di "libera", vedo spesso dei giovani che cercano una strada per intervenire nella società, per migliorarla, nonostante i cattivi esempi che vengono dai gruppi e dai ceti dirigenti, non solo politici. Si tratta tuttavia di minoranze, ammirevoli ma minoranze. Una ragione di più per dare a questo tipo di giovani, tutte le volte che è possibile, ascolto, spazio, evidenza. La rubrica del quotidiano "La Stampa", L'editoriale dei lettori, presentava il 12 maggio scorso l'intervento breve e semplice di un diciottenne che sceglieva a modello Peppino Impastato e proponeva su questa scorta ai suoi coetanei un percorso di libertà e alla scuola pubblica dei compiti cui oggi con sempre più difficoltà assolve, anche per le scelte governative di mandarla a picco. Ho deciso di postarlo qui per aiutarne, nel mio piccolo, la circolazione.
L'ho corredato con una foto della scuola comprensiva dedicata a Peppino Impastato, in via Serradifalco, a Palermo. Bisognerebbe ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a scegliere quel nome. Forse loro non lo sanno, ma Peppino ci veniva spesso da quelle parti, tra il 70 e il 71, quando Carmela ed io abitavamo lì vicino, in via Baldassarre Zamparrone. Quando nacque Leila ci portò in dono un bavaglino, ove era ricamata una falce e martello rossa e dove era scritto: UNC(m-l)d'I: Unione dei neonati comunisti marxisti-leninisti d'Italia. Non so se il ricamino, che del resto non era granché, fosse opera di Felicia, ma così mi piace pensare, e spero che qualcuno (Carmela o, meglio ancora, Leila) conservi quel cimelio (S.L.L.).

Scuola come riscossa

di Simone Ciabattoni*

La maggior parte dei ragazzi, oggi, stenta a individuare modelli di riferimento, come lo è stato e dovrebbe ancora essere, Peppino Impastato. Impegno pagato col sangue, ucciso dalla mafia, il 9 maggio del 1978. Radio, blog, giornali murali, lo stesso Facebook e altri social network rappresentano un lungo percorso di conquiste e impegno. La maggior parte della gioventù, a leggere le cronache dei giornali, pare non essere in grado di riconoscere quel percorso e neppure saper apprezzare quanto è grande in termini di valori quel lascito.

La scuola potrebbe essere la nostra riscossa. Ci insegna, ci aiuta a crescere, a saper convivere con gli altri, a superare le nostre difficoltà, a considerare le differenze di provenienza come ricchezza e non come ostacoli. Personalmente credo che la scuola ci dia anche la possibilità di crescere liberi perché «l’essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere»; la scuola offre proprio questa capacità: sapere, per scegliere.

Lo studio è fondamentale non solo per la futura professione, ma per la vita di tutti i giorni. A mio modo di vedere, i ragazzi vengono facilmente manipolati proprio perché privi di cultura. Per riconoscere bisogna saper conoscere. La conoscenza ci rende capaci di pensare con la nostra testa senza seguire inutili mode e falsi modelli di riferimento. Ecco perché il far politica secondo me deve essere visto come una virtù positiva; una passione deve essere un ottimo modello di riferimento. Proprio come lo è stato Peppino Impastato.

Gramsci affermava «odio gli indifferenti». L’indifferenza si supera con il coinvolgimento, la partecipazione, la passione, l’emozione, il conoscere per saper riconoscere.

Un caro ricordo, che deve essere quotidiano, per noi giovani, a Peppino Impastato.

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* 18 anni, ist. tecn. agrario Dalmasso, Pianezza, Torino

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