30.7.10

Giuha e il sermone del venerdì

Nella tradizione dei racconti popolari arabi ci sono due Giuha, che sono, come i padani Bertoldo e Bertoldino, uno furbissimo e l’altro stupidissimo ma spesso fortunato. E’ questo secondo che divenne il Giufà siciliano. Gli arabi di città sogliono dire che quello scemo viene dalla campagna, ma si sbagliano. La storiella che qui si narra ha, in ogni caso, come protagonista quello con il cervello fino. (S.L.L.)

Un venerdì Giuha andò in moschea, salì sul pulpito e alle persone colà riunite disse: “Nel nome di Allah, il misericordioso! sapete di che cosa vi parlerò adesso?”. Risposero che non lo sapevano e Giuha disse: “Ebbene, visto che non sapete nulla, è inutile che io predichi agli ignoranti” e se ne andò.

Il venerdì seguente risalì sul pulpito e chiese nuovamente: “Nel nome di Allah, il misericordioso! Sapete di che cosa vi parlerò adesso?”. La gente questa volta rispose: “Sì, lo sappiamo”. E Giuha replicò: “Se già lo sapete è inutile che mi affatichi a dirvelo”.

Il terzo venerdì la gente si mise d’accordo che alla solita domanda alcuni avrebbero risposto di sì e gli altri no. Giuha salì sul pulpito e domandò: “Nel nome di Allah, il misericordioso! Sapete di che cosa vi parlerò adesso?”. Come d’accordo una parte dell’uditorio rispose:“Lo sappiamo” e l’altra:“Non lo sappiamo”. “Bene – fece Giuha – quelli che lo sanno lo spieghino a quelli che non lo sanno”. E se ne andò.

Da Racconti popolari arabi a cura di Elisabetta Console, Carla Guttermann, Silvia Villata, Mondadori 1985.

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