25.6.10

Un po' qualunquista, ma divertente. La satira ospedaliera di Bruno Gambarotta.

Umberto Veronesi ha cominciato a inizio d’anno e sta continuando una sua battaglia per l’umanizzazione dell’ospedale. Dice: “I parenti devono poter stare accanto ai malati senza limiti di tempo. L’ora di visita negli ospedali è vergognosa, paragonabile a quella dei carcerati”. Parla di una rivoluzione culturale, simile a quella che fece Franco Basaglia, per trasformare l’approccio al trattamento dei malati psichici, che ha un progetto dal nome semplice - «ospedale modello» - che si snoda non soltanto attorno alla questione degli orari: “I diritti della persona sono cresciuti - dice il professore -, ma quelli dei pazienti lo hanno fatto pochissimo. Un paradosso perché chi si trova in ospedale vive già, per via della malattia, in una condizione di grande disagio”. Esemplifica: “Cenare alle sei di sera ha senso solo per consentire ai medici di tornare a casa. Ma così si perde di vista il paziente che, a quell’ora, probabilmente, non ha mai mangiato in vita sua”.

Non ci sono disaccordi netti nel mondo della medicina e tanto meno dal Tribunale dei diritti del malato, ma più d’uno dice che sono altre le urgenze. E poi un progetto del genere necessita di stanze singole, improponibili in un momento di vacche magre per la sanità sia pubblica che privata. “La Stampa” il 12 febbraio del 2010 ha pubblicato sul tema un articolo che dà voce tanto a Veronesi quanto ai perplessi, in occasione della visita pastorale del cardinale Tettamanzi al nuovo Istituto europeo di Oncologia, realizzato da Veronesi. Accanto vi ha impaginato un pezzetto satirico di Bruno Gambarotta, qualunquistico ma divertente.

Quelli che esagerano

Cara mamma,

ti scrivo queste poche righe per dirti che non devi darti pena se non riesci a venirmi a trovare in ospedale. Ho due vicini di letto simpatici con tanti parenti che li vengono a trovare e stanno qui tutto il pomeriggio.

Ieri hanno portato un’impepata di cozze da far resuscitare i morti; ne abbiamo portata un po’ in rianimazione ma se la sono mangiata gli infermieri. Hanno dei bambini vivacissimi che si divertono più qui che all’oratorio; organizziamo con loro delle gare di corsa nel corridoio, vince chi riesce a portare per primo un pappagallo ripieno di pipì senza rovesciarne neanche una goccia; finora nessuno ci è riuscito. L'altro giorno per scherzo hanno invertito i tubi della flebo di due vecchietti che si lamentavano per il chiasso ed è mancato poco che si liberassero due letti.

Per vendicarsi di un infermiere che li ha rimproverati oggi quei diavoletti sono andati nell’altro reparto e hanno spostato tutte le cartelle cliniche in fondo ai letti. Avevamo scommesso che non se ne sarebbero accorti e abbiamo vinto alla grande.

Stiamo studiando di fare in reparto il gioco dei pacchi; nelle scatole metteremo le protesi, le valvole cardiache, i bisturi. Il mio vicino vorrebbe metterci anche del materiale biologico, tipo l’appendice o i calcoli della cistifellea ma quelli li teniamo per giocare al Ris di Parma. Adesso ti lascio perché abbiamo mandato un cugino del mio amico a comprare una montagna di kebab e due bottiglioni di vino e quando arriva dobbiamo essere pronti.

Tuo affezionatissimo figlio Bruno

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