8.6.10

"Perché non m'è concesso...". Una poesia di Guido Gozzano


Le golose
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.


Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!


Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.


C'è quella che s'informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.


L'una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.


Un'altra - il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!


Un'altra, con bell'arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall'altra parte!


L'una, senz'abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare


sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D'Annunzio.


Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,


di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!


Perché non m'è concesso -
o legge inopportuna! -
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,


o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?


Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.

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