30.3.10

Quacosa d'imperscrutabilmente idiota (Trotzkij,"Diario d'esilio 1935")

Tra il 7 febbraio e l’8 settembre del 1935, in uno degli anni più terribili della sua terribile vita, Lev Davidovic Trotzkij, prima a Domène - in Francia - e poi in una residenza di campagna a una sessantina di chilometri da Oslo compose in tre quaderni una sorta di diario tra il personale e il politico.
In esso l’angoscia per le sorti della propria famiglia in Russia, seppure alleviata dalla presenza della compagna, si mescola allo sgomento verso il baratro in cui l’Europa sembra precipitare e all’inesausta volontà di comprendere e cambiare il mondo.
In Italia lo scritto, con il titolo Diario d’esilio.1935 e con la cura di Bruno Maffi, venne pubblicato da Il Saggiatore nel 1960. Io posseggo la prima edizione economica, nella collana “I gabbiani”, del 1969, ma è probabile che vi siano state altre ristampe. Qui posto un brano del 29 marzo, il breve commento a un comunicato propagandistico degli stalinisti della "Pravda".
Il problema tecnico-giuridico che Trotzkij qui accenna, di uno Stalin che non può rimanere soltanto “segretario generale del Pcus”, e che ha bisogno di un titolo che sancisca il suo potere verrà risolto dalla guerra. Stalin, in verità non molto capace dal punto di vista militare e politicamente responsabile dell’impreparazione dell’Urss alla guerra, si assegnerà il ruolo di capo dell’esercito e il titolo di “Maresciallo”, fornendo una indiretta conferma della nozione di “bonapartismo”, che implica un forte peso delle oligarchie militari all’interno del regime burocratico. Particolarmente acuta la profezia finale di Trotzkij: il “vicino” cui si allude é Bucharin, cui sarà riservato un grande processo e la pena capitale durante la Grande Purga del 1938. (S.L.L.)
[Ritaglio di giornale incollato]
La feccia maleodorante di trotzckijsti, zinovievisti, ex prìncipi, conti, gendarmi, tutti questi rifiuti, agendo come un sol uomo, cercano di corrodere le mura del nostro Stato.
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Parole, naturalmente, della “Pravda”. Non vi figura nessun cadetto o menscevico o socialrivoluzionario: solo trotzkijsti e prìncipi agiscono “come un sol uomo”.
V’è qualcosa d’imperscrutabilmente idiota in quest’affermazione, e nella stupidità c’è qualcosa di fatale. Solo una cricca condannata dalla storia può degenerare e rimbambire a tal punto!
Nello stesso tempo, il carattere provocatorio di questa insensatezza mette in chiaro due circostanze legate l’una all’altra:
a) C’è qualcosa che non va, anzi moltissimo “disordine” regna nel cuore stesso della burocrazia o, per essere più precisi, nel suo strato superiore; l’“amalgama” di fecce e rifiuti è diretto contro un terzo elemento che non appartiene né ai prìncipi né ai trotzkijsti – con ogni probabilità contro tendenze liberali serpeggianti nelle file dell’alta burocrazia;
b) Sono in preparazione nuove misure pratiche contro i trotzkijsti come base di lancio all’attacco contro nemici più intimi e vicini del bonapartismo staliniano. Si potrebbe supporre che maturi un nuovo coup d’état, inteso a fornire una sanzione giuridica al potere personale di Stalin.
Ma in che cosa potrebbe concretarsi questo coup d’état? Non in una corona certo. Nel titolo di capo conferito a vita? Puzzerebbe troppo di Furher! Evidentemente i problemi “tecnici” del bonapartismo sollevano difficoltà sempre più gravi. Qualche nuovo passo matura; al suo confronto l’assassinio di Kirov si ridurrà alle proporzioni di un sinistro presagio…

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