3.1.10

L' articolo della domenica. La zarina, "Il Riformista" e "il comunista" .



"Il riformista", il quotidiano degli Angelucci (i famigerati imprenditori sanitari, proprietari anche di "Libero") diretto da Polito, ha al suo attivo una lunga campagna contro la ricandidatura di Nichi Vendola alla Presidenza della Regione Puglia. Una campagna non certo "disinteressata" e anche un po' disonesta, con foto e nome sistematicaticamente "sparati" negli articoli su scandali nei quali non è coinvolto. Nel giornale di oggi non è impegnata la firma (si fa per dire) prestigiosa di Peppino Caldarola, l'ex direttore de "l'Unità" più volte utilizzato come mazziere, ma c'è un ampio articolo con un lungo titolo Pantano pugliese. Il Pd cerca Boccia. Resta il nodo Nichi. L'articolista, Samantha Dell'Edera, parla di confusione piddina, cita Buttiglione e Nencini, lascia intendere che dietro le gravissime difficoltà ci sia, in sostanza, una manovra dei franceschiniani contro Bersani e non i soliti tortuosi intrighi di D'Alema, che puntualmente si ritorcono contro la sua parte.
Nella stessa pagina il battagliero quotidiano assume sulle sue spalle un nuovo "ingaggio": scende in campo a favore di Maria Rita Lorenzetti. All' articolo di Serenella Mattera è stato dato un titolo emblematico, Anche in Umbria i Democrat cercano di complicarsi la vita. Il quotidiano cita, infatti, un sondaggio che dà la zarina al 60% di popolarità e imbastisce di conseguenza una sorta di processo contro gli avversari interni, che avrebbero lavorato per un'esiziale spaccatura. Ma il sondaggio in questione è del luglio scorso, cioè prima delle maialate di Bettona (le porcarecce che inquinano le acque pochissimo controllate dalla Regione e dai suoi enti strumentali) che hanno fortemente indebolito la zarina; e prima del congresso Pd, in cui il "suo" candidato segretario regionale, Bottini, ha perso nelle primarie una quota consistente dei voti andati a Bersani e non ha raggiunto il 50 %.
Le scelte della presidente uscente nell'ultimo semestre hanno, in effetti, allontanato da lei molti estimatori. Era stata lei a volere, battendosi come una tigre, uno Statuto regionale dagli accentuati aspetti presidenzialisti, che tuttavia prevedeva il limite dei due "governatorati", onde evitare tentazioni monarchiche e incrostazioni di potere. Adesso, in nome di una sua presunta indispensabilità in attesa di un ricambio generazionale si attacca ai cavilli, fa sapere che il primo mandato non conta, perchè svolto con il vecchio statuto e si prepara a primarie che, come le precedenti, sarebbero un referendum sulla sua candidatura. Con la differenza che questa volta potrebbero essere di coalizione. La Lorenzetti, in questo caso, conterebbe sull'appoggio di alcuni vecchi "cespugli". Avrebbe già acquisito, per esempio il consenso di Rifondazione Comunista, il cui segretario regionale, Vinti, sembra aver dimenticato critiche e differenziazioni. Sosterrebbe a spada tratta la "governatrice" uscente, in cambio - si dice - di un posto nel listino presidenziale che garantisce il seggio nel Consiglio regionale senza la necessità di conquistare la preferenza. Anche per Vinti si tratterebbe del terzo mandato, per di più strappato tutte le volte per nomina, mai per elezione.
E' su baratti di questa natura, oltre che su appoggi nazionali (per esempio de "Il riformista" tornato dalemiano) che si tenta di costruire la rielezione. Ci è capitato di scrivere, su "micropolis", che un terzo mandato della Lorenzetti sarebbe indecente. Ottenuto in questo modo sarebbe indecente due
volte.

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