8.12.09

Tre poesie di Ana Blandiana, poetessa rumena


Dies irae

Verrà

non può essere altrimenti

arriverà

finalmente quel giorno

rimandato da secoli,

s’avvicina

già si sente, il suo ritmo battente

tra gli orizzonti albeggiando,

si sente nell’aria

non può più ritardare, non dovrete

dubitare, verrà

quel giorno

accecante come una spada

vacillando di luce.

***

Un tempo gli alberi avevano occhi

Un tempo gli alberi avevano occhi,

posso giurarlo,

so di certo

che vedevo quando ero albero,

ricordo che mi stupivano

le strane ali degli uccelli

che mi sfrecciavano davanti,

ma se gli uccelli sospettassero

i miei occhi,

questo non lo ricordo più.

Invano ora cerco gli occhi degli alberi.

Forse non li vedo

perché albero non sono più,

o forse sono scivolati lungo le radici nella terra,

o forse,

chissà,

solo a me m’era parso

e gli alberi sono ciechi da sempre.

Ma allora perché

quando mi avvicino

sento che

mi seguono con gli sguardi,

in un modo che conosco,

perché, quando stormiscono e occhieggiano

con le loro mille palpebre,

ho voglia di gridare

Cosa avete visto?…

***

Lo so la purezza

Lo so, la purezza non frutta,

dalle vergini non nascono figli,

è la suprema legge dell'impuro

la tassa sulla vita.

Azzurre farfalle generano bruchi,

generano frutti i fiori tutt'intorno,

la neve bianca è cassata,

la terra calda è infetta.

Incontaminato l'etere dorme,

l'atmosfera brulica di microbi,

puoi non nascere se non vuoi,

ma se esisti ti aspetta la tomba.

È felice la parola nella mente,

pronunciata, l'orecchio la diffama,

su quale piatto della bilancia

pesare - sogno muto o fama?

Tra silenzio e colpa

cosa scegliere - mandrie o loti?

Oh, il dramma di morire in bianco

o la morte di vincere comunque...

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