30.12.09

Le altre verità su l'Aquila. (Un intervento di Ciuffini da www.perperugia.it)

Organizzata dall'Associazione per la sinistra, micropolis-segno critico, Sinistra unita e plurale si è svolta giovedì 17 dicembre, alla Sala dei Notari di Perugia una manifestazione dal titolo L'Aquila: le altre verità. Riprendo dal sito www.perperugia.it/ dell'associazione "Per Perugia e oltre", l'eccellente commento dell'ing. Fabio Maria Ciuffini.

Dopo la proiezione dei filmati e gli interventi, unitamente a quello che sono riuscito fin qui a captare dai media (qualche voce isolata nel frastuono della band wagon) mi sento di dire subito due cose sul dopo terremoto all’Aquila (e ringrazio, comunque gli organizzatori di avermi offerto il destro di farlo…) : primo, si tratta di una grande, colossale operazione propagandistica…; secondo, la ricostruzione non è ancora iniziata, è addirittura sotto zero.
A questo voglio aggiungere il fatto che, per fare emergere una opinione diversa da quella dominante, siamo tornati ai samidzat. Li ricordate i ciclostilati che circolavano clandestinamente, passati di mano in mano, ai tempi dell’Unione Sovietica? E che cosa è questa meritevole, importante iniziativa, questa riunione quasi carbonara in una Sala dei Notari sorda e semivuota se non un samidzat? Certo, un’iniziativa meritevole, così come meritevoli (e ben fatti tecnicamente) lo sono i filmati e ce ne vorrebbero ben altre, tante altre, per scuotere il letargo in cui di fatto è piombata l’opposizione in questo paese.
E di questo voglio parlare. I sondaggi dicono che il 70% degli italiani approvano l’operato del Governo e del Grande Palazzinaro in Abruzzo. Anzi, per questo governo che si dice del “fare”, gli interventi in Abruzzo e la rimozione della mondezza a Napoli sono i due grandi pilastri su cui si fonda un vasto consenso popolare. E questo ci porta a due altre osservazioni: la mancanza totale di canali di comunicazione gestiti da chi si oppone a questo governo (io non me la sento di delegare a Santoro ed a Floris l’epressione di una linea alternativa) e, comunque, la mancanza di iniziativa dell’opposizione di centro - sinistra, IDV inclusa. Diceva Goebbels che non bisogna fare l’errore di credere alla propria propaganda. Qui l’opposizione fa di peggio, ha creduto alla propaganda dell’avversario! Il quale ha accumunato in un unico fascio i dopo terremoto di Messina, del Belice, dell’Irpinia e del Sannio, del Friuli, dell’Umbria e delle Marche. E sappiamo invece che la ricostruzione, quella soprattutto dei Centri Storici, in Friuli, Umbria e Marche ha avuto uno sviluppo esemplare, ben diversamente dagli altri, ed ha portato alla costruzione di un esemplare modello di intervento.
Cosa bisognava fare, in Parlamento (ma il Parlamento c’è ancora?), dopo il terremoto in Abruzzo? Occorreva prospettare e far passare, ma almeno discutere, un modello alternativo a quello di B, quello delle New Town, della costruzione di abitazioni definitive e decentrate dove capita, per intenderci.
Ma ci rendiamo conto? L’Aquila, una città che molto più di altre aveva un centro storico vivo vitale e, soprattutto molto esteso (molto più di quello di Perugia, e molto più compatto), si troverà ad avere una popolazione disseminata in 19 New Towns di periferia. Una disseminazione sconsiderata che, a parte la perdità di identità e il deficit culturale che c’è dietro, renderà la gestione della città - dai trasporti al traffico alla sicurezza a tutti i servizi a rete - molto più complessa e difficile. Insomma, mentre persino l’Unione Europea, si sta accorgendo della “non sostenibilità” del modello di disseminazione urbana (il tanto deprecato Urban Sprawl!), all’Aquila si segue il modello opposto (bisogna dire, en passant, che anche a Roma, Rutelli, Veltroni e Bettini, non hanno fatto meglio e non avevano avuto il terremoto, per tacere poi di Perugia…ma questa è un’altra storia). E intanto la ricostruzione non comincia … Io credo che andrebbe spiegato che la ricostruzione di una città distrutta dal terremoto, è un processo lungo e difficile, con procedure defatiganti, che richiede anni e costi immani ; e si tratta del processo che, furbescamente, verrà lasciato agli Enti Locali ed alla Regione, che verranno impallinati e vituperati, ogni qual volta le loro lentezze saranno paragonate al glorioso e fulmineo incedere del Grande Palazzinaro che (mi dice con orgoglio un laudatore di B.) consegna 42 nuovi appartamenti al giorno! Lasciate stare che si tratta di case dove non puoi piantare un chiodo senza trapassare la parete, che 30mila persone stanno ancora a Montesilvano o a Francavilla a mare, ai Vespa - Aiazzone basterà mettere il silenziatore a qualsiasi voce discorde (e magari li farà arrestare dalla forza pubblica), e poi, tra pochi mesi, chi parlerà più dell’Aquila se non per dire male del Comune o della Provincia che “non ricostruiscono”? E, invece, nel modello affermatosi in anni di esperienze sempre più approfondite e perfezionate, durante tutta la fse della ricostruzione vera, quella in cui si rifà una città, i “terremotati” vengono ospitati in unità abitative provvisorie confortevoli ed adeguate, realizzate con metà costo di quelle di B. , da smontare poi e recuperare per usarle altrove, secondo necessità. Affermando che una città può essere ricostruita dalle fondamenta, e spero che questo accadrà all’Aquila, ma che se non si ricostruisce il tessuto sociale originario, se non si riportano indietro gli abitanti, la “civitas” non verrà mai più ricostruita….
Bene, dunque, che fare adesso? Mi permetto di suggerire che qualcuno voglia andare a filmare gli esiti della ricostruzione in Umbria e nelle Marche, o, più semplicemente di raccogliere il materiale già esistente in Regione e nei Comuni, raccogliere anche le testimonianze di tutte le fasi “provvisorie” intermedie, le cronache dei giornali e della TV e farle vedere all’Aquila, ma anche in giro per l’Italia insieme ai filmati che abbiamo visto alla Sala dei Notari. E poi, dire qualcosa ai nostri parlamentari, ai parlamentari PD ed IdV delle commissioni di merito . Che prendano atto di questo materiale e chiedano un dibattito in Parlamento. Un dibattito da ampliare a tutto il Paese, per evidenziare falsità, pochezze, mancanze e carenze del governo del “fare”…. E, magari, per costruire una alternativa del “fare”, quello giusto però…

Nessun commento:

statistiche