6.12.09

L'articolo della domenica. Sinistra e libertà: una morte annunciata. I socialisti, l'influenza ed altre malattie suine.


Il cosiddetto Partito socialista italiano, che raggruppa drappelli sparsi di socialisti, quasi tutti legati al centrosinistra nel governo delle Regioni e degli enti locali ed è guidato dal presidente del consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, sembra voler abbandonare del tutto il progetto di "Sinistra e libertà".
Durante la campagna elettorale europea ed amministrativa e fino all'assemblea di luglio, gruppi e militanti di base di tradizione socialista sembravano decisi a mettersi in discussione e dichiaravano di voler passare dal cartello elettorale al progetto politico. Da già da agosto la prospettiva di unificazione di verdi, democratici, socialisti, comunisti in un soggetto nuovo della sinistra capace di andare oltre il Novecento e le sue divisioni cominciò tuttavia ad allontanarsi fino a svanire quasi del tutto. Molte cose vi hanno contribuito: le scelte congressuali della maggioranza dei Verdi, le continue frenate di Nencini, l'inevitabile coinvolgimento di Nichi Vendola (leader in pectore di SeL) nelle cose di Puglia.
Già da tempo il Psi ha dichiarato unilateralmente la sospensione delle attività unitarie, in attesa di non si sa quali chiarimenti, ma le prese di posizione del Consiglio nazionale svoltosi venerdì 5 dicembre hanno tutta l'aria di un ultimatum. Molto si era già capito dalla lettera di convocazione della presidente del partito, l'ex parlamentare europea Pia Locatelli che così, tra l'altro, recitava: "Voglio sottolineare in particolare che l'attuale situazione, con la sospensione delle attività di Sinistra e Libertà, ha precise responsabilità in quanti hanno cercato ad ogni costo di trasformare l'idea originaria, il rinnovamento dell’alleanza elettorale per costruire in Italia una “nuova sinistra italiana” di governo, socialista, libertaria ed ecologista in un piccolo 'partito unico'... Noi prendiamo atto della crisi di SeL, ma non ne vogliamo la fine...il banco di prova sarà il comportamento che terranno gli altri soci fondatori di SeL il 19 dicembre, data fissata per quello che doveva essere un punto di partenza e non di arrivo. Noi non ci saremo...".
La conclusione del ragionamento è esplicitamente diretta ai partner di SeL. Il senso è : se volete darvi strutture organizzative e regole da partito fate pure; ma non osate appropriarvi del nome di "Sinistra e Libertà". Se lo faceste ci sarebbe una "rottura irreversibile".
I toni usati l'altro ieri da Nencini al Consiglio nazionale sono stati addirittura grevi: “La malattia della sinistra italiana, contagiosa e virulenta come e peggio dell’influenza suina, continua a essere quella dell’estremismo parolaio e inconcludente” E ancora: “Noi non siamo nella piazza del No B-Day con Di Pietro, Ferrero, Vendola e Veltroni, perché – ha proseguito - sappiamo che questa è la strada che ci allontana dall’obiettivo di costruire un’alternativa seria e percorribile... Non possiamo delegare solo al popolo di internet, che è oggi è in piazza e che forse domani non troveremo con noi nelle urne, la guida al rinnovamento della società italiana, del rilancio dell’economia, della riforma delle istituzioni". Su SeL ripete la giaculatoria: “Se il dialogo si riaprirà dipenderà da quello che avverrà il 19”.
Intanto il suo partitino si riprende la libertà di movimento. Annuncia un convegno su Nenni il 17 cui parteciperanno Bersani e Casini, ma da cui sono stati esclusi tutti i partner di SeL, e una conferenza programmatica per febbraio. Per le elezioni regionali propone “un tavolo nazionale dei partiti di centrosinistra che tracci regole generali condivise per le primarie”. Due giorni prima, in una intervista al "Quotidiano nazionale", Nencini aveva fatto di peggio; aveva lanciato l'idea di un nuovo centrosinistra, davvero "riformista", senza le ammucchiate dell'Unione di Prodi di cui dovrebbero far parte Udc, Pd, Psi e Sinistra democratica. Con l'esclusione, dunque, non solo dei "comunisti" di Ferrero e Diliberto, ma anche della sinistra di Vendola.
Tutto questo sembra confliggere con le speranze di quei socialisti che per convenienza o per convinzione vorrebbero tenere in vita SeL, almeno fino alle elezioni regionali di fine marzo. Per esempio, il giorno prima del Consiglio Nazionale, l'Attivo regionale umbro del Psi ha chiesto alla Direzione, con il consenso del coordinatore nazionale Marco Di Lello, di poter continuare in Umbria l'esperienza di SeL. L'impressione è che il piccolo Psi pensi alle "geometrie variabili", a differenziare regione per regione la presenza elettorale secondo valutazioni di opportunità. Tra i socialisti l'opportunismo è malattia cronica ed incurabile, più suina dell'influenza che c'è in giro.

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