6.11.09

Gesù profeta islamico (un elzeviro di Giorgio Montefoschi - Corsera 29 agosto 2009)


Un Gesù più ascetico
Il caso unico di una religione 
che adotta la figura centrale di un'altra

Per il Corano e l'Islam Gesù non è figlio di Dio e la sua crocifissione è stata «apparente» (nel senso che, secondo alcuni, al suo posto, morì un sosia, secondo altri fu un accadimento, appunto, solo apparente). È, invece, un grandissimo profeta e, privilegio che non è di Maometto, la sua nascita proviene dal grembo di una donna vergine: Maria, oggetto di culto e di venerazione, dichiarata dal libro sacro «eletta sopra le donne dei mondi». 
È il caso unico di una religione che adotta la figura centrale di un' altra, finendo per riconoscere questa figura come costitutiva della propria identità. Del resto, non poche sono le vie di comunicazione tra le due religioni: il Corano mostra stretti legami con l' Antico e il Nuovo Testamento; la biografia di Maometto conferma il valore di quei legami (il suo incontro col monaco cristiano Sergio nella città siriana di Bostra, la concubina cristiana Maria la Copta dalla quale ebbe l'unico figlio maschio); i rapporti tra cristiani e musulmani nella medesima regione geografica mediorientale sono sempre stati fecondi; altrettanto fecondi vanno considerati i contatti tra i circoli del sufismo e i monaci cristiani.
Sappiamo che una larga tradizione, costituita da vari scritti cristiani non canonici - come, ad esempio, la Lettera di Giacomo, il Vangelo di Tommaso, il Vangelo degli Ebioniti, il Vangelo degli Egiziani - attesta come le parole pronunciate da Gesù nella sua vita, non siano soltanto quelle attribuitegli dai quattro Vangeli. I detti islamici di Gesù (edizioni Mondadori-Lorenzo Valla,a cura di Sabino Chialà), raccoglie i detti di Gesù che, dall'VIII al XIX secolo dopo Cristo, appaiono, oltre che nel Corano, nella moltitudine dei trattati religiosi o filosofici, talvolta di grande pregio letterario, nei quali si riferiscono detti o insegnamenti attribuiti a vari mistici o asceti e tra questi Gesù. È un libro molto interessante. I lettori vi troveranno parecchie parole simili o quasi a quelle che conoscono dai Vangeli; altre diverse, eppure riconducibili alla medesima verità; altre ancora completamente sconosciute; infine, attraverso il Gesù dell'Islam, leggeranno l'Islam.
Come il Gesù cristiano, il Gesù dell'Islam guarisce i malati e resuscita Lazzaro. Cammina sulle acque e al discepolo che gli viene incontro affondando dice: «Dammi la mano, uomo di poca fede. Se il figlio di Adamo avesse la misura di un chicco o di un atomo di fede sicura, certamente camminerebbe sull'acqua». A chi si preoccupa del proprio sostentamento dice: «Non vedete forse gli uccelli del cielo, che non seminano e non mietono, eppure Dio che è in cielo li sostenta? Mangiate pane d' orzo ed erbe selvatiche e sappiate che, se neppure per quelle cose voi rendete grazie, come potreste farlo per cose superiori a quelle?». A chi gli chiede di insegnargli in che modo un servo può essere veramente devoto verso Dio, risponde: «Devi veramente amare Dio con il tuo cuore, agire per lui con tutta la diligenza e la forza di cui sei capace ed essere misericordioso con quelli della tua razza come lo sei con te stesso», specificando che «quelli della tua razza» sono tutti i figli di Adamo. 
Al Getsemani conosce la tristezza e la paura della morte; rimprovera i discepoli che non riescono a vegliare con lui; (ma è a loro che chiede di intercedere presso Dio per ritardare la sua ora: quindi, non è il Figlio, non chiama suo Padre, non si rivolge direttamente a Lui - come in Marco, Matteo e Luca - dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà»). Finalmente, ai discepoli che, una volta tornato fra loro, gli raccontano che Giuda si è ucciso impiccandosi, dice che se Giuda «mai si fosse rivolto verso Dio, Dio si sarebbe volto verso di lui» - e così spiega il perdono.
Rispetto al Gesù cristiano, il Gesù dell' Islam è più ascetico e, se vogliamo, più severo. La sua ossessione è il mondo. Anche il Gesù dei Vangeli ammonisce che la vera vita non è di questo mondo. Le parole che il Gesù dell' Islam pronuncia a condanna del mondo, sono le stesse o non molto dissimili da quelle pronunciate dal Gesù della tradizione cristiana: «La dolcezza del mondo è amarezza dell' aldilà e l' amarezza in questo mondo è dolcezza dell' aldilà... Non cercate il mondo perdendo voi stessi ma cercate voi stessi lasciando ciò che è in esso... Se siete miei commensali e compagni, disponetevi a essere nemici del mondo e a odiarlo; se non l' avrete fatto, non sarete miei compagni e fratelli». È pure vero, tuttavia, che la congiunzione divina del Padre e del Figlio nella carne, consente al cristiano «ospite del mondo» di guardare al mondo con maggiore indulgenza e una segreta riserva d' amore.

Postilla
Il libro è un po' caro, ma a leggerlo è assai bello, anche per chi non ha familiarità con religioni ed ascetismi. Ed ha anche un qualche valore politico. Potrebbe far riflettere qualche cattolico tentato da integralismi e crociate. Qualcuno (Lorenzo Mondo) ha scritto che questi detti offrono "una boccata di aria fresca", "inducono a sperare" per un futuro non troppo lontano in "un patto di tolleranza e di mutuo rispetto, un rifiuto della religione inquinata dalle potestà terrene". Tutto giusto. Ma sarebbe terribile un'alleanza delle due religioni contro la civiltà laica di cui c'è pure qualche segno (penso alle convergenze in sede Onu tra musulmani integralisti e Vaticano contro la contraccezione, l'aborto e le libertà civili).

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